venerdì 30 maggio 2008

Tornado Tour 2008 - una splendida avventura

Rientrati in Italia e trascorsi alcuni giorni, ho modo di ripensare a mente serena a tutto quello che abbiamo vissuto in ventiquattro giorni di permanenza negli States.
Tutti noi probabilmente continuiamo ancora a rivedere le immagini, a risentire i suoni e a rivivere le forti emozioni provate in quei giorni... a volte se mi concentro per un attimo e ripenso a qualche situazione, non faccio difficoltà a confessare che mi vengono i brividi... sento di essere con una parte di me stesso ancora laggiù.
Nelle prossime settimane avrò modo di vedere le centinaia di fotografie scattate da tutti i partecipanti e stiamo già pensando ad alcune iniziative pubbliche per cercare di trasmettere nel modo migliore tutto il materiale raccolto e le situazioni vissute. Nel frattempo nel sito internet iniziamo a pubblicare alcuni video e alcune gallerie di fotografie.

Fotografia di Gino De Grandis


Adesso vorrei ringraziare tutti coloro che ci hanno seguito via web, siete stati molti, forse più di quello che ci aspettavamo... segno che abbiamo fatto e stiamo facendo le cose nel modo giusto. Grazie anche a quelli che hanno voluto farci sentire la loro vicinanza, lasciando un messaggio sul blog durante la caccia negli Stati Uniti. Vi confesso che li leggevamo sempre con molta curiosità nelle lunghe giornate in auto. Spero un giorno di conoscervi anche personalmente...
Ora se avete voglia lasciateci un messaggio conclusivo, un consiglio, un suggerimento per la prossima edizione, magari anche una critica (se costruttiva va sempre bene, perchè serve per migliorare) o semplicemente un saluto.
Sarà il miglior ringraziamento che potete farci avere per il grande lavoro di organizzazione e preparazione che è stato fatto al fine di consentire a tutti di vivere in prima persona il Tornado Tour 2008, partecipanti e spettatori.
Gabriele

domenica 25 maggio 2008

23 maggio – La caccia della vita, tornado a go-go

Attenzione: tutte le fotografie pubblicate su tutti i messagi del Blog sono coperte da copyright. Per poterle utilizzare in altri ambiti è necessario la preventina autorizzazione!

McCook, si parte alle 11.30 sotto una fitta pioggia, dopo essere stati svegliati dai tuoni di un temporale. Non era mai successo fino ad ora, magari è di buon auspicio. Mentre mi alzo mi ricordo di un sogno nella notte… ci sono io che guardo fuori dalla finestra e vedo un tornado transitare davanti a me, impugno la videocamera ma non riesco a riprendere… chissà, magari anche questo è un segno…
Lasciamo il paese di McCook in Nebraska per riportarci in Kansas; lungo la strada incontriamo una fitta nebbia, dovuta alle precipitazioni notturne e al fronte caldo in avanzamento verso nord. Prima di raggiungere il paese di Oberlin avvistiamo i danni provocati da un tornado del giorno precedente. Si tratta di una casa isolata nella campagna, sedutasi sulle proprie fondamenta e di qualche detrito sparso nei campi.
Giunti a Colby facciamo una sosta al McDonald per un pranzo volante mentre già le prime celle prendono vita, una proprio sopra la nostra testa che scarica una breve grandinata con chicchi di piccola-media dimensione. Rientriamo nei VAN e ci muoviamo per Oakley, mentre con la connessione internet mobile controlliamo l’ultimo aggiornamento meteorologiche. La prima scelta che facciamo è quella di provare ad intercettare una cella che si trova ad una cinquantina di miglia a sud-est della nostra posizione, infatti dal radar sembra essere abbastanza promettente.
Il temporale in breve tempo si sviluppa in verticale e si ingrandisce orizzontalmente; i parametri meteo per oggi sono molto favorevoli e gli ingredienti per avere dei temporali “seri” ci sono tutti, occorre solo saper attendere e riuscire a posizionarsi correttamente rispetto alle celle in modo da poterle osservare in tutta sicurezza. Mentre percorriamo l’Interstate verso est cercando di portarci avanti rispetto alla direzione di movimento della cella, questa “esplode” (inizia a svilupparsi molto rapidamente ed a muoversi verso nord), mostrano subito dei connotati da supercella grazie allo shear del vento che è notevole: è proprio quello che stiamo cercando.


La supercella arriva da sud e purtroppo per noi non ci sono strade asfaltate che ci possono portare verso l’obiettivo, ci sono solo dei sterrati su cui ha già piovuto e che quindi non possiamo permetterci di percorrere con i VAN. Non possiamo correre alcun rischio, soprattutto perché siamo ancora all’inizio della giornata. Decidiamo quindi di attendere la supercella sull’Interstate, e ci muoviamo lentamente ritornando piano piano sui nostri passi, in modo tale da posizionarci all’interno dell’uncino mostrato dall’immagine radar. E’ una manovra di precisione, non si può sbagliare, occorre considerare la velocità e la direzione di avvicinamento della cella ed i dati sul nostro spostamento. Mano a mano che ci avviciniamo alla base del temporale e ne scorgiamo i dettagli, il paesaggio si fa sempre più cupo, le nubi sono basse, la luce del sole fa fatica a penetrare la fitta coltre di nubi che sta sopra le nostre teste. Ad un tratto, mentre guido il VAN di testa, volgo lo sguardo verso sinistra, dove avrebbe dovuto essere l’eventuale nube a muro… e scorgo in lontananza uno strano abbassamento della base dell’immenso cumulonembo, passano 10 secondi prima che avverta gli altri, perché non credo ai miei occhi, poi invito anche gli altri a guardare meglio. Passano ancora 10 secondi e ci accorgiamo che è proprio un tornado, deve essere grosso visto che lo distinguiamo in lontananza. Fermiamo i VAN sull’Interstate, il traffico è scarso, la corsia opposta viene bloccata dalla polizia.

Foto di Niccolò Ubalducci


Una volta scesi dai VAN l’emozione si impadronisce di noi… personalmente non avevo mai visto nulla di simile, si tratta di un tornado di grandi dimensioni, dalla forma di un scuro cono rovesciato illuminato da dietro, in fortissima rotazione con una nube di detriti già ben formata alla base. Quando inizio a riprendere la scena con la telecamera, non senza sentire un fremito che mi percorre tutto, percepisco anche una specie di sibilo in lontananza… sono le sirene anti-tornado. Mentre guardo lo schermo della telecamera, mi accorgo che il tornado non si sposta né a destra né a sinistra… anche se è ancora lontano però mi tremano un po’ le gambe, sta venendo verso di noi !
I minuti successivi sono caratterizzati da un’incredibile calma, nessuno fiata, nessuno osa pronunciare una parola di fronte ad un tale spettacolo della natura; la mia leggera inquietitudine passa non appena mi accorgo che il tornado inizia a muoversi verso sinistra, buon segno, siamo in una posizione abbastanza sicura, dobbiamo stare ancora attenti, ma abbiamo tutto il tempo per gustarci l’immenso spettacolo.
Foto di Gabriele Formentini


Sono le 16.29, il cono scuro si invortica su sé stesso, poi si solleva dal terreno, alcuni momenti più tardi spuntano altri due coni più sottili che toccano terra indipendentemente (sono due brevi touchdown), poi ancora il vortice sembra sollevarsi (anche se al suolo la circolazione tornadica è ancora presente). Il tornado attraversa l’Interstate, il traffico è bloccato e quasi in segno di rispetto viene data precedenza al nero vortice. E’ allora che percepisco quanto l’uomo può sentirsi veramente insignificante dinanzi a queste spettacolari manifestazioni della natura. La wall cloud è sopra le nostre teste e ruota paurosamente e mentre il tornado si allontana verso ovest, transitando dietro i nostri VAN, tocca di nuovo terra, questa volta ancor più largo e grosso, si tratta di un wedge (i tornado più forti, quelli che tutti i cacciatori di tornado sognano di avvistare).
Non facciamo in tempo a riprenderci dalle fortissime emozioni che ci ritroviamo a fare dietro front e ad iniziare la caccia ad un’altra supercella verso est. Ci muoviamo in direzione di Wakeneey con la stessa strategia di caccia adottata per la prima supercella. L’approccio avviene sempre da est, mentre il temporale risale da sud in direzione dell’autostrada. Oggi le supercelle si formano sulla dry-line disposta in direzione nord-sud mentre il fronte caldo va dal confine Colorado-Kansas fino al punto triplo, ed è disposto parallelo all’Intestate 70. Le supercelle quando attraversavano il fronte caldo diventavano tornadiche ed assumono una forma spettacolare forma ad uncino se osservate tramite le immagini radar.
Foto di Niccolò Ubalducci


Questa volta però il nostro avvicinamento viene interrotto dalla polizia che ci invita a fermarci e a non procedere oltre. La distanza comunque non ci impedisce di scorgere quello che è un tornado enorme alla nostra vista, ancora più largo del primo. Questa volta il VAN è posizionato in modo tale che il tornado transiti davanti a noi… cosicché la webcam riesce a riprendere tutta la scena e a trasmetterla sub web. E’ incredibile abbiamo la seconda supercella tornadica, per di più anche in streaming sul nostro sito internet… ogni sogno si realizza.
Quando la polizia riapre l’autostrada procediamo e un paio di miglia più avanti avvistiamo alcune ambulanze ed auto delle polizia ai bordi della nostra carreggiata. Rallentiamo e transitando a passo d’uomo ci rendiamo conto di cos’è successo. Il tornado passando sull’autostrada ha scaraventato una macchina fuori strada… l’auto è accartocciata e l’automobilista ferito è ancora all’interno... vedere quella macchina in quello stato ti fa capire quanta forza si possa sprigionare da un fenomeno naturale come questo.
Foto di Niccolò Ubalducci


A questo punto i tornado avvistati sono diventati quattro, più due brevi touchdown. Ma come si suol dire l’appetito vien mangiando… dopo aver intercettato le due supercelle nei pressi del paese di Quinter, decidiamo di provare ad avvicinare un’altra supercella tornadica isolata (e quindi con maggiori probabilità di sviluppare un tornado) verso sud. Per intercettarla dobbiamo però portarci ancora più ad est, percorriamo la Intestate 70 per alcune decina di miglia fino ad Ellis, dove decidiamo di provare a passare davanti al temporale verso sud per portarci nella posizione migliore.
Mentre attraversiamo il paese di Ellis, iniziano a suonare le sirene; nelle vie quasi deserte, il suono si fa assordante ed incute un po’ di timore in alcuni dei partecipanti. Purtroppo però la luce sta calando e le nubi molto basse rendono la visibilità scarsa; proseguiamo verso sud con l’intento di portarci sul bordo meridionale della supercella in modo tale da poterne vedere il mesociclone. Alla nostra destra, verso la supercella, ci sono delle precipitazioni davanti al mesociclone che viene quindi nascosto alla nostro vista.


Le immagini radar mostrano un uncino immenso, perfetto, con tanto di ricciolo completamente avvolto. L’idea di attraversare la cella nella parte meno intensa delle precipitazioni connesse con l’incudine deve però essere abbandonata perché il nucleo precipitativo è molto forte e la grandine sarebbe troppo grossa. La supercella è veramente grande, via radio e via internet viene segnalato un large tornado on the round (grande tornado al suolo). Mentre giriamo i VAN e decidiamo di ripiegare sulla cittadina di Ellis, il vento di inflow è forte, intorno ai 70 km/h sul mio anemometro. Ci sono altri cacciatori su questa cella, diverse volte accostiamo i VAN ai bordi della strada per scrutare alla nostra sinistra e vedere se riusciamo a scorgere la sagoma oscura del tornado che è sicuramente un altro wedge. All’improvviso, una raffica di vento particolarmente forte fa rovesciare e rotolare un silon in metallo (di circa 4 metri di altezza) in un campo ad alcune decine di metri da noi. E’ inutile rimanere in questa posizione oltre, per vedere il tornado occorre probabilmente avvicinarsi lungo uno sterrato verso ovest, ma è molto scuro, piove e il rischio non vale la candela. Per oggi ci possiamo accontentare, abbiamo visto tornado incredibili di grandi dimensioni e vissuto emozioni che sono andate oltre ogni nostra aspettativa. E’ stata la caccia della vita !

venerdì 23 maggio 2008

22 maggio – High Risk con tornado

Oggi è la prima delle due ultime vere giornate di caccia. Ci aspettano speriamo 48 ore di grandi emozioni. La partenza arriva tardi, la sera precedente infatti ci eravamo già posizionati su un ottimo target, cosicché per oggi non dobbiamo fare molta strada. Felix il regista francese che è con noi, nutre grandi aspettative, spera vivamente di riuscire ad imprimere sulla pellicola il suo primo tornado… ed ovviamente anche noi abbiamo grandi speranze.
Il livello di rischio della previsione di oggi dello Storm Prediction Center è Moderate, noi non abbiamo grande “feeling” con i Moderate Risk, le grandi occasioni di caccia di quest’anno le abbiamo avute strananmente con degli Slight Risk, ad ogni modo oggi gli ingredienti per generare dei temporali supercellulari ci sono tutti, l’unica incognita è il fatto che il vento dominante nella troposfera, ossia quello che guiderà le supercelle nel loro spostamento, è parallelo alla dry-line, cosicché le supercelle che si formeranno probabilmente potrebbero interagire una con l’altra disturbandosi.


Poco dopo mezzogiorno lasciamo Wakeeney e ci dirigiamo verso ovest lungo la Intestate 40. Giunti nel paese di Oakley ci fermiamo per la sosta pranzo da Subway dove iniziamo ad incontrare i primi cacciatori, Klipsi, Amos Magliocco e un gruppo di ragazzi dell’Università del Michigan che ha pernottato nel nostro stesso motel. Le celle iniziano a svilupparsi intorno alla nostra posizione e più a sud, oltre Scott City. La velocità di spostamento che i dati radar ci forniscono però sono molto elevate anche oggi, sarà una caccia difficile. Come preannunciato anche la direzione di spostamento, ossia verso nord, è parallela alla direzione lungo la quale la convezione prende vita, cioè l’asse sud-nord. Questo complica molto le cose, in quanto tra una supercella e l’altra rimane poco spazio e poi quando iniziano a svilupparsi le incudini, allora le precipitazioni di una cella finiscono a disturbare l’updraft della cella a nord e la caccia per noi diventa più complessa perché ovviamente occorre posizionarsi nei punti dove non vi è precipitazione altrimenti la visibilità impedisce di scorgere qualsiasi dettaglio.
Verso le 14:30 lo Storm Prediction Center emette un avviso di Particularly Dangerous Situation che segnale il pericolo per la comunità… questo ci conforta e ci dà ancor maggiore stimolo. Più tardi alle 3 PM, lo stesso centro previsionale aggiornerà il rischio ad Elevato, abbiamo finalmente un High Risk. La probabilità di vedere un tornado a questo punto sono molto elevate!
Come primo obiettivo scegliamo le due celle più vicine alla nostra posizione, così lasciamo l’autostrada e ci buttiamo a sud. La struttura a vedersi non è male, si formano diversi mesocicloni e qualche nube a muro, ma purtroppo le celle tendono a infastidirsi a vicenda. Così dopo aver ammirato da vicino la cella più settentrionale, la abbandoniamo per portarci su quella più a sud che sembra possedere un inflow (l’alimentazione calda e umida che tiene in vita il temporale) meno disturbato.
Per intercettarla nella giusta posizione ci spostiamo nuovamente verso nord, in direzione di Grainfield lungo l’Interstate. Prima di giungere all’incrocio sostiamo nei pressi di Gove City dove ammiriamo una bellissima nube a muro che scende dalla base del mesociclone molto minacciosa. Scattiamo foto e poi seguiamo la cella fino all’Interstate dove incontriamo altri cacciatori, oggi qui fuori c’è il mondo intero, troviamo quella che in gergo noi chiamiamo “storm-chasers convergence”, ossia convergenza di cacciatori.


Nell’immagini radar tutti i pallini blu indicano la presenza dei vari cacciatori e il cerchietto giallo con la macchinina la nostra posizione. Rimaniamo per alcuni minuti nella convergenza, poi decidiamo di spostarci leggermente più a nord quando improvvisamente avvistiamo un bella nube bianca ad imbuto ormai già sviluppata e protesa verso il suolo. Ci muoviamo ancora un paio di miglia più a nord per avere una migliore visibilità ed ecco che, appena tutti siamo scesi dai VAN, in pochi secondi il tornado condensa fino al suolo allungandosi dalla base del cumulonembo. Dietro al bianco tornado piove, la nostra distanza è di circa 3-4 chilometri, il contrasto quindi con lo sfondo non è ottimale, ma è sufficiente per ammirare lo spettacolo di questo tornado che in gergo si chiama stovepipe (il tubo della stufa). Lo seguiamo per alcuni minuti mentre prende maggiore vigore e si ingrandisce leggermente, ma la grande velocità di spostamento della cella, lo allontana sempre più dalla nostra posizione. Cerchiamo allora di inseguirlo, ma poche miglia oltre arriviamo ad un incrocio dove l’unica opzione di strada che va a nord è sterrata bagnata; avendo già piovuto sulla carreggiata decidiamo di abbandonare questa soluzione.

Foto di Niccolò Ubalducci


La decisione di abbandonare la cella viene supportata anche dal fatto che la regione verso la quale si sta muovendo questo temporale, possiede una minore energia e quindi sarebbe inutile insistere su una cella che prima o poi andrà a morire, oltre al fatto che più verso sud si stanno formando altre celle ed una in particolare sembra più isolata delle altre mostrando una forma decisamente interessante alle immagini radar.
Per aggirare la cella che sta risalendo da sud a velocità sostenuta, percorriamo l’Interstate verso est in direzione di Wakeeney (proprio dove abbiamo pernottato) in modo da lasciar sfinale la cella in una posizione occidentale rispetto alla nostra ed avere quindi la migliore visibilità. Giunti sul ponte dell’Interstate in prossimità del paese, usciamo e nello svincolo troviamo un’altra convergenza di cacciatori. Qui decidiamo di attendere, anche perché l’opzione di scendere a sud per intercettare la cella è sterrata e sono pochi i cacciatori che di avventurano, magari quelli con SUV 4x4. Mentre aspettiamo che la supercella si avvicini, parliamo con i diversi team presenti sul posto, incontriamo anche il Team Remore dell’Arizona che avevamo incontrato il giorno del bust in Ardmore, Oklahoma. Passano alcuni minuti ed ecco che arriva anche il Doppler On Wheel.


Mano a mano che trascorrono i minuti, il vento di inflow si fa sempre più forte, lontano si avvista il polverone che viene sollevato e risucchiato all’interno della supercella, crea una scia lunga diverse miglia. Nel frattempo alla nostra destra il mesociclone si avvicina, lo spettacolo è meraviglioso, con questo vento che soffia sempre più forte. Imbraccio il mio anemometro e faccia al vento provo a misurarne l’intensità… cavolo mi riesce a tenere perfettamente in equilibrio mentre mi sbilancio in avanti… l’anemometro che tengo a circa 2 metri di altezza dal suolo segna una raffica di 86 km/h! Più tardi apprenderemo che altri cacciatori con strumentazione professionale installata sul tetto dei loro VAN, hanno misurato una raffica di 124 km/h !
Nelle raffiche più intense, un cacciatore perde l’equilibrio e finisce per terra… un altro cerca disperatamente i suoi occhiali… io mi rifugio per fare le riprese dietro ad un SUV. Appena mi alzo un attimo inizio a sentire la polvere arrivare da tutte le parti, le caviglie e le scarpe che sono esposte sotto il pianale del SUV che mi fa da scudo, si impolverano tutte, inizio a sentire la polvere anche tra i denti… altri si rifugiano sotto l’argine tra l’erba. Sono dei momenti bellissimi, la posizione è molto sicura, in quanto la wall cloud non è sopra la nostra testa, siamo solo dentro l’inflow e così ci godiamo lo spettacolo mentre gli arbusti a palla volano in tutte le direzioni, contro le macchine, uno finisce in braccio a Fabio, un altro mi passa sopra la testa mentre sono dietro il SUV-scudo.
Quando il polverone sembra passato decidiamo di spostarci e mentre ci manteniamo lungo l’Interstate per seguire da vicino la supercella, apprendiamo dai dati internet che sono stati segnalati proprio due tornado dalla posizione in cui eravamo noi !
Il traffico però sull’Interstate va a rilento, i camion si fermano ai lati della strada, sia perché la contea è sotto tornado warning, sia perché lo spettacolo di nubi e colori è immenso. Percorriamo un breve tratto sull’Interstate in direzione ovest poi capiamo che ormai la nostra posizione sarebbe stata troppo arretrata cosicché facciamo dietrofront e ci spostiamo nuovamente verso nord per non perdere contatto con le celle più interessanti.
Mentre risaliamo verso Hill City, facciamo alcune digressioni su alcuni sterrati asciutti, che ci portano ad avvicinarci maggiormente alle celle in modo da poter vederne meglio la struttura. Infatti uno dei problemi principali dello storm chasing è questo: finché non riesci ad avvicinarti abbastanza al mesociclone, non si può scorgere i particolare e le strutture nuvolose più belle. Questa scelta si rivela interessante perché ci permettere appunto di avvistare diversi abbassamenti nuvolosi sospetti, alcuni potrebbero essere anche dei touch-down (il momento nel quale il tornado tocca il suolo), ma solo lo studio delle immagini potrà toglierci tutti i dubbi.
Mentre passa il tempo, la convezione tende sempre più a disporsi lungo una struttura lineare, le celle hanno sempre maggiore interazione l’una con l’altra, brutto segno… tutto si sta trasformando in un bow-echo (un eco ad arco nelle immagini radar). Continuiamo verso nord l’inseguimento avvistando alcune belle strutture, poi finiamo nella pioggia che non ci abbandona fino a Philippsburg, dove alle 21.15 decidiamo di fermarci per cenare e lasciar sfilare la squall line con le precipitazioni più forti. Mentre ceniamo da Pizza Hut, Felix propone un brindisi al nostro team, gli italiani finalmente sono riusciti a fargli vedere il suo primo vero tornado.
Quando usciamo da Pizza Hut alle 10.30 di sera, ormai il grosso delle precipitazioni ci ha già superato, così non ci rimane altro che portarci a McCook in Nebraska, poco a nord del confine con il Kansas, dove abbiamo prenotato per la notte.
Grande giornata quella di oggi !
Gabriele

giovedì 22 maggio 2008

21 maggio – Wall cloud notturna o tornado ?

Ci svegliamo a Colorado Springs pronti per la prima delle ultime tre giornate di caccia a nostra disposizione. Sappiamo che per oggi non ci possiamo attendere grandi cose, la possibilità di vedere un tornado è bassa perchè manca uno degli ingredienti fondamentali, l'umidità nei bassi strati. Il resto c'è tutto soprattutto lo shear e il vento da est al suolo.
Dopo colazione incontriamo finalmente Felix il giovane regista francese che si unirà a noi in questi ultimi tre giorni. Il suo obiettivo è quello di realizzare un film-documentario sui cacciatori di tornado europei. Mentre scambiamo le prime parole e facciamo un pò di conoscenza, Felix ci spiega che nonostante sia qui nelle Plains da metà aprile non è riuscito ancora a filmare un tornado e nel suo documentario metterà proprio in evidenza come questa ricerca sia spesso difficile ed estenuante. Chissà, magari saremo proprio noi, gli Italiani, a “regalargli” la ripresa video che tanto cerca, in fin dei conti tutti siamo aspettando questo momento.
Lasciamo la bella città di Colorado Springs e ci dirigiamo verso nord lungo la Intestate 25, il target per oggi è nell'angolo nord-orientale dello stato dove nel pomeriggio dovrebbero svilupparsi delle celle che potrebbero organizzarsi fino a diventare delle supercelle. Giunti sul target nella cittadina di Fort Morgan ci fermiamo per pranzare da Subway e guarda caso proprio nel motel accanto c'è tutta la carovana del Doppler On Wheel che qui ha pernottato. Dopo pranzo c'è tutto il tempo per curiosare tra i veicoli della carovana che stanno riordinando l'attrezzatura e chiacchierare con i membri dei vari equipaggi. A fianco del parcheggio dove abbiamo posizionato i nostri due VAN in attesa che la convezione si attivi, c'è anche il camion del Doppler On Wheel con il radar che scansiona l'atmosfera. Ad un tratto dal Mc Donald alle nostre spalle esce Joshua Wurman, ci passa accanto e ci saluta, ormai ci riconosce... che bella sensazione !
Dall'altra parte della strada c'è anche la TIV, il Tornado Intercept Vehicle con tutto lo staff attorno.
Decidiamo di andare a salutare Ronan (il driver – pilota in italiano), per chiedergli le sue sensazioni sulla situazione e magari perchè no anche un'intervista, visto che ormai ci conosciamo. Appena lo chiamo lui si avvicina e ci saluta caldamente, gli dico che gli ho spedito una foto che gli ho scattato assieme alle nostre ragazze quando ci siamo incontrati nel giorno del bust ad Ardmore in sud Oklahoma e parliamo delle aspettative per la giornata. Lui è fiducioso, la cosa ci conforta, chissà…
Dopo pranzo le prime cellette iniziano a formarsi più verso sud-est così ci muoviamo. Purtroppo però appena lasciamo l'Interstate la connessione mobile ci abbandona e non riusiamo più ad aggiornare il sito web; per fortuna però il Wx funziona (il sistema di ricezione dati via satellite) cosicchè riusciamo ad intercettare la cella che sembra mostrare la maggiore organizzazione.
La seguiamo mentre si formano dei piccoli mesocicloni che però non riescono a crescere abbastanza, e non si forma alcuna wall cloud (la nube a muro che scende dalla base del cumulomenbo e senza la quale il tornado non si forma). Le celle oggi non si organizzano proprio, anche se c'è un bel vento (al suolo abbiamo 25-30 nodi continui) manca proprio l'umidità. Mentre girovaghiamo seguendo prima una cella, poi un’altra, abbiamo anche l'occasione per fare un core-punch (attraversamento della cella nella zona delle precipitazioni), sentire il piacevole rumore della grandine sul furgone, con qualche chicco un pò più grande degli altri fino alle dimensinoni di pallina da golf (come più tardi constateremo fermandoci e scattando foto ricordo).
Il pomeriggio scorre veloce tra un inseguimento e l'altro, non ci sono tantissimi cacciatori venuti fin quassù, tutti si preparano alla giornata di domani che dovrebbe essere veramente la giornata delle grandi occasioni, noi incrociamo le dita.
In serata mentre iniziamo a portarci verso il Kansas, la convezione si dispone lungo una linea di temporali, una squall line ed abbiamo ancora il tempo al tramonto per fermarci a riprendere una fotogenica shelf cloud (la nube a mensola che precede l'arrivo delle precipitazioni), alcuni fulmini e poi d'improvviso quando ormai è quasi buio scorgiamo una wall cloud molto bassa, siamo vicini al paesino di Vona sulla Intestate 70. Ci fermiamo, scendiamo dai VAN, il vento è ancora caldo, segno che siamo nell'inflow e il temporale sta ancora risucchiando l'aria, la wall cloud si abbassa, per dei minuti sembra che ci sia un enorme funnel che quasi tocca il terreno (lo percepiamo grazie all’illuminazione dei fulmini in lontananza)… solo le immagini delle videocamere potranno dire l'ultima parola se è stato qualcosa in più di un bel funnel o se addirittura abbiamo visto un tornado.
Quando inizia a piovere ci rifugiamo in una stazione di servizio e dopo qualche telefonata troviamo le camere per la notte a Wakeeney, 130 miglia più a est. Oggi abbiamo scaldato i muscoli, domani speriamo di combattere la nostra battaglia...
Gabriele

mercoledì 21 maggio 2008

20 maggio – Pikes Peak

La giornata inizia per il sottoscritto e per Andrea molto presto con la sveglia che arriva alle 3.30 della notte. Dobbiamo collegarci in diretta con la trasmissione Stella di Maurizio Costanzo che va in onda su Sky e sul web. Improvvisiamo il set in camera e grazie alla webcam e a Skype entriamo in diretta nella trasmissione. Purtroppo Costanzo ha avuto un problema con la cervicale e non può essere in trasmissione. Parliamo con i conduttori della nostra avventura, rispondiamo a qualche domanda del pubblico e poi, vista l’assenza del conduttore principale, convinciamo la regia a concedere ad Andrea la possibilità di fare l’imitazione di Costanzo. Uno spettacolo, tutti si divertono mentre tra battute e spiegazioni sui tornado alle 5 del mattino chiudiamo il collegamento e ci ributtiamo sotto le coperte.
Al risveglio si decide di non spostarsi e di pernottare in serata nello stesso luogo, c’è quindi tutto il tempo per fare altre visite e per riposarsi. Il gruppo si divide e alcuni scelgono di visitare Pikes Peak quella che è conosciuta come la montagna più famosa d’America, altri invece decidono di rimanere in città.
Il Pikes Peak è alto 14.110 piedi, ossia 4.300 metri ed è percorso da una strada in parte asfaltata e in parte sterrata resa famosa dalle gare di risalita in velocità. Pagato il biglietto di ingresso, iniziamo l’ascesa che durerà circa 45 minuti, con oltre 100 tra tornanti e curve. Il paesaggio è incredibile, da togliere il fiato in alcuni punti. Il panorama mano a mano che si sale di quota diventa sempre più bello, la vegetazione cambia continuamente si passa dalla zona sub-alpina a quella alpina, poi gli alberi scompaiono e la neve fa capolino sempre più alta ai bordi della strada.

Foto di Gabriele Formentini


La carreggiata è molto ampia, percorre ampie curve e tornanti lungo il crinale, sembra di rivivere i famosi video di Ari Vatanen… ogni anno a luglio si svolge un’importante competizione che richiama piloti e pubblico delle grandi occasioni. La Miki al volante non batte ciglio, abituata a strade di montagna ben più strette, per il sottoscritto è una grande emozione, un sogno che si realizza… gli altri cinque compagni di salita invece mostrano segni di inquietudine crescente, sentono l’emozione crescere mano a mano che il paesaggio si apre, si sale di quota e lo sguardo può tuffarsi ai lati della strada, giù in fondo… ma non c’è alcun rischio, anche se spesso mancano le protezioni ai lati della strada, la salita è molto sicura, certi passi dolomiti sono ben più difficili. La quota si fa sentire anche sul fisico, superati i 4.000 metri, si sente che c’è qualcosa che è diverso, a qualcuno viene un cerchio alla testa… ma poi giunti sul piazzale della cima, tutto passa e tutti contenti si buttano ad ammirare il panorama a 360° e a scattare foto ricordo.
Trascorriamo un’ora in cima, la temperatura non è bassa, direi gradevole per la ragguardevole quota, ci sono poco meno di 10°C, poi i cumuli iniziano a formarsi e a svilupparsi in altezza con la base che non è molto più alta della nostra posizione, sembra quasi di toccarli. Prima di iniziare la discesa cade qualche graupel di neve, poi mano a mano che scendiamo solo qualche goccia di pioggia ci accompagna poi è il sole a fare da padrone e a donare squarci di luce fantastici. Quando riguadagniamo la strada per la città, la grande montagna già ci manca un po’… quasi ti strega, ti incanta. Chiudiamo la giornata al Red Lobster, qualcuno dopo la lauta cena pronuncia il fatidico motto: “da domani dieta”… si, si…
Gabriele

19 maggio – Il Colorado delle Great Sand Dunes

Nelle ultime due giornate di riposo che ci rimangono prima di ritornare a cacciare qualche bel temporale e speriamo anche dei tornado, decidiamo di dedicarci alla visita di un parco, il Great Sand Dunes e di una delle mete più famose d’America, il Pikes Peak.
La mattina lasciamo Alamosa e ci dirigiamo verso il vicino Great Sand Dunes. Nel parco nazionale si possono ammirare le dune di sabbia più alte di tutto il Nord America. Da lontano si notano quasi appena, appoggiate sul versante di montagne innevate le cui cime superano i 4000 metri di quota. Poi mano a mano che ci avviciniamo, comprendiamo quanto siamo alte, le maggiori svettano a 200 metri sopra il livello del terreno. Nell’area delle dune vi è anche dell’acqua che deriva dallo scioglimento delle nevi e che forma una specie di fiume bassissimo e molto largo che si può attraversare a piedi per raggiungere la base delle dune.

Foto di Niccolò Ubalducci


Nel girovagare nelle stradine sterrate che costeggiano le dune, per raggiungere un punto di osservazione più vicino alla distesa di sabbia, il mio spirito fuoristradista ci porta a guidare su una strada che presto però diventa presto molto sabbiosa e poche decine di metri prima del parcheggio in prossimità del punto panoramico uno dei due VAN, appesantiti dai sei occupanti e da tutti i bagagli, si insabbia senza scampo. Il divertimento è così assicurato, i ricordi di quando da più giovane con il fuoristrada sguazzavo con gli amici tra fango ed acqua riaffiorano piacevolmente. Allora non rimane altro che rispolverare i vecchi trucchi ed ecco che messi i tappetini sotto le ruote del VAN incriminato e adottate le giuste manovre, l’impaccio è tolto.
Foto di Niccolò Ubalducci


La vista delle dune è superba, le gradazioni color pastello della sabbia fanno contrasto con l’azzurro del cielo e con i colori scuri delle montagne sullo sfondo. Un paradiso fuori dalle rotte più frequentate. Nel resto della mattina e del primo pomeriggio superiamo un passo a quota 3400 metri per riportarci verso la pianura dove percorriamo l’Interstate 25 fino a Colorado Springs dove alloggiamo allo stesso motel in cui avevamo pernottato l’anno precedente. La serata si conclude con una cena in un bel ristorante, diverso dalle solite catene di steakhouse o di fastfood.

lunedì 19 maggio 2008

18 maggio – Sante Fe e Taos

Oggi è il compleanno di Andrea, dello staff, quindi il risveglio arriva con gli auguri… non sono previsti grandi festeggiamenti ma un brindisi non ce lo faremo mancare nemmeno quaggiù.
Siamo ancora in New Mexico, uno stato meraviglioso che consiglio a tutti per una visita, molto più tranquillo delle affollate mete dell’Arizona.
Al mattino in motel ci vengono a trovare degli amici cacciatori svizzeri, Klipsi e Dean Gill e facciamo colazione assieme raccontandoci le avventure di questi giorni e condividendo le speranze per quello che ancora deve venire. Fino ad ora, forse un po’ anche per scaramanzia, non ne abbiamo mai parlato, ma adesso è ora di scoprire le carte via via che i modelli meteorologici diventano più affidabili e raggiungono anche un sostanziale accordo: nei prossimi giorni è previsto un marcato peggioramento delle condizioni meteo nelle Great Plains e così per noi si avvicinano almeno due intense giornate di caccia che saranno il 22 e il 23 maggio, giusto in tempo prima di dover, a nostro malgrado, lasciare il campo di caccia. Ma ci sarà tempo nei prossimi giorni di parlarne in maniera più approfondita, per ora è sufficiente questo.
Il resto della mattinata viene impiegato da alcuni per fare spese in negozi di fotografia, dallo staff per curare alcune interviste con i media in Italia, da altri per fare un po’ di lavanderia.
Quando partiamo è già mezzogiorno, ma per oggi non abbiamo in programma di fare molte miglia, così possiamo prendercela con tutta calma. Per pranzo ci fermiamo a Santa Fe e cogliamo anche l’occasione per girovagare nel centro cittadino che è molto bello. Nel pomeriggio facciamo una visita ad un altro paese Taos, famoso per gli hippies che qui hanno preso dimora e perché vi è il pueblo indiano abitato da più tempo.
Lasciata Taos un paio d’ore prima del tramonto, ci avviamo verso nord; il paesaggio cambia ancora e diventa molto più verde, ci alziamo di quota e mentre percorriamo un altopiano a 2300-2500 metri, abbiamo anche il tempo di fermarci nel nulla più assoluto a scattare foto e riprendere i colori di uno splendido tramonto con tanto di nubi lenticolari. Arriviamo ad Alamosa in Colorado alle 9 di sera, il motel è già prenotato e ci accoglie una famigliola di gestori giapponesi estremamente gentili, ne siamo molto contenti. Tempo di una pizza da Domino’s, l’unico locale aperto alle 10 di sera e poi via a dormire.
Gabriele

domenica 18 maggio 2008

17 maggio - I radiotelescopi del New Mexico

Per oggi ci attende un’altra giornata di relax in New Mexico. Il tempo è parzialmente nuvoloso al mattino quando ritorniamo sui passi della sera precedente per visitare con una luce diversa il White Sands National Park. Al visitor center decidiamo di affittare una specie di disco che permette di buttarsi giù dalle dune. Arrivati nei pressi delle dune più belle, parcheggiamo i nostri VAN e mentre alcuni si avventurano tra le sabbie bianche per scattare foto al paesaggio o alle lucertole bianche, altri si cimentano nella discesa delle dune con la specie di bob a nostra disposizione. E’ molto divertente, servono un po’ di prove per trovare la posizione migliore di discesa, ma poi quando acquisiamo dimestichezza con il disco, è veramente un piacere, sembra di scendere lungo un pendio innevato…


Foto di Dino Gasparetto

Lasciate le sabbie bianche, puntiamo verso nord, dopo essersi rifocillati a Las Cruces, a poco più di 30 miglia dal confine con il Messico. Percorriamo l’Interstate 25, che corre lungo Rio Grande, il fiume che scorre verso il Golfo del Messico e che ogni tanto forma dei laghi lunghi e stretti. Il paesaggio è simile a quello che si può ammirare in Arizona, cespugli e arbusti in mezzo al deserto, con delle specie di colline di terra rossastra dalla sommità piatta ed erose dall’acqua e dal vento.


Foto di Dino Gasparetto

A Socorro lasciamo l’Interstate per raggiungere il VLA - Very Large Array, in mezzo al deserto a 2000 metri di quota. Si tratta delle antenne dei radiotelescopi rese famose dal film Contact ed utilizzati dagli astronomi per fare interferometria radio (in pratica facendo interferire i segnali delle 27 antenne disposte lungo una specie di enorme Y, si aumenta tantissimo la risoluzione, ossia la possibilità di vedere con maggiore dettaglio le galassie lontane). Le antenne sono uno spettacolo a vedersi, sono grandissime, al loro cospetto noi e le lepri selvatiche che scorazzano libere, sembriamo delle formiche.


Foto di Dino Gasparetto

Ad un tratto, mentre scattiamo foto con un vento sostenuto, vediamo sotto i nostri occhi tutte le antenne spostarsi lentamente e simultaneamente per posizionarsi su un altro punto di osservazione, che spettacolo ! Il riposizionamento delle antenne non è poi così frequente, quindi siamo stati piuttosto fortunati.
Riguadagnata la strada verso l’Interstate 25, arriviamo ad Albuquerque con le luci del tramonto, pernottiamo al Super 8 dopo aver cenato da Outback.
Gabriele

sabato 17 maggio 2008

16 maggio – New Mexico tra alieni e sabbie bianche

Oggi è la prima giornata da turisti, la meta è il New Mexico, per visitare il Parco Nazionale delle White Sands e il paese di Roswell, reso famoso dal presunto sbarco degli alieni nel luglio del 1947.
La prima parte del viaggio però viene animata dalla caccia ai dust devils. In italiano sono i diavoli di polvere creati dal riscaldamento della superficie terrestre da parte della radiazione solare che crea delle mini termiche (bolle di aria calda in risalita) che poi iniziano a ruotare sollevando la polvere. Ne avvistiamo diversi, nonostante i terreni siamo ancora bagnati dalle abbondanti piogge dei giorni precedenti. Quando però questi vortici passano sopra dei campi un po’ più polverosi allora si alzano delle colonne di colore rosso-mattone bellissime.
Ci improvvisiamo quindi in una caccia ai dust devils, provando a rincorrerne un paio in mezzo a stradine laterali. Gloria si offre volontaria per testarne la forza di rotazione, nel caso riuscissimo a raggiungerne uno in tempo da poterlo attraversare a piedi, subito la soprannomiamo “Gloroty”, in onore di Dorothy la sonda che veniva utilizzata nel film “Twister” per lanciare dei sensori all’interno del vortice del tornado. Ma il vento presente al suolo fa muovere i dust devils piuttosto velocemente così non riusciamo a “catturarne” alcuno, se non in foto e video. Il divertimento però ancora una volta è assicurato.

Foto di Dino Gasparetto

Il paesaggio mentre lasciamo il Texas tende via via a farsi sempre meno piatto e meno brullo, compaiono arbusti e piante grasse ai lati della strada. Nel primo pomeriggio raggiungiamo Roswell e visitiamo il piccolo museo d’altri tempi “UFO International Research Center”. Il museo non è nulla di che ma comunque è un qualcosa che va visto una volta che si è qui. La gran parte di noi rimane scettica relativamente all’evento, mentre guardiamo sulle pareti un sacco di ritagli di giornale con le cronache di quei giorni, fotografie di cerchi di grano e altre cose strane. Il pezzo forte del museo arriva alla fine prima di uscire e ritrae l’ipotetica scena nella quale l’unico alieno sopravissuto all’incidente è disteso su un tavolo operatorio di un ospedale militare.
Lasciata Roswell, puntiamo su Alamogordo, il paesaggio cambia repentinamente e la strada inizia a salire inoltrandosi tra le Capitan e le Sacramento Mountains. Rapidamente prendiamo quota, attraversiamo la Mescalero Apache Indian Reservation, superiamo i 2000 metri di quota, poi riscendiamo verso l’altipiano di Alamogordo e delle White Sands che si trova a circa 1400 metri.
I cumuli di bel tempo incontrati durante le ore più calde della giornata si sono trasformati in stratocumuli con qualche cumulo congesto che da luogo a brevi rovesci qui e là.
Superata la città, prima del tramonto ci dirigiamo subito verso le dune di sabbia bianca, dove passiamo un’ora e mezza a scattare fotografie rimanendo estasiati di fronte alla bellezza di queste dune incantate che sembrano calate dal cielo… scesa la sera, dopo 450 miglia puntiamo al motel per la notte non senza aver cenato in un affollato Chili’s.
Gabriele

venerdì 16 maggio 2008

15 maggio – L’amore per la fotografia

La partenza da Stephenville arriva tardi questa mattina. Solo a mezzogiorno e mezzo. Per il primo giorno da quando siamo qui, non abbiamo una meta… non c’è nulla da cacciare e ci aspettano alcuni giorni di riposo in cui faremo i turisti “normali”. Luigino, il nostro speciale fotografo al seguito rimarrà con noi ancora per oggi, poi domani dovrà lasciarci, è un vero peccato, la sua presenza è stata di incredibile stimolo per tutti noi, la sua allegria, la sua voglia di fare, il suo non essere mai stanco, ci ha caricato di tanta energia positiva in questi giorni.
La situazione meteorologica vede ormai un promontorio di alta pressione stabilirsi sulla parte occidentale degli Stati Uniti e così d’ora in avanti avremo a disposizione delle “belle” giornate di sole (a dire il vero non le definirei proprio belle per noi che siamo qui a caccia di tornado…).
Il New Mexico è vicino e lo staff subito si mette al lavoro per cercare la strada migliore per riuscire a vedere i posti più belli ottimizzando tempi e distanze. Io da queste parti ci sono già stato nel 2005… il New Mexico è un paese molto bello, ha dei paesaggi stupendi… subito suggerisco alcune destinazioni che sarebbe fantastico raggiungere: le White Sands Dunes, il Very Large Array (l’osservatorio di radio astronomia reso famoso dal film Contact) e poi, anche se un po’ particolare c’è anche Roswell… si proprio quello degli alieni. Li rivedrei tutti volentieri.
Partiamo in direzione ovest, senza però una scadenza o una meta. L’America è meravigliosa anche per questo. Puoi metterti in macchina, fare 10, 100, 1000 miglia, poi quando sei stufo ti fermi e dormi in un motel… tutto on-the-road. Il senso di libertà che gli stati meno densamente abitati sono in grado di trasmettere è una cosa di cui ti innamori facilmente.
La giornata di oggi è dedicata alla fotografia. Nel pomeriggio ripercorriamo la strada fatta 24 ore prima sotto un diluvio universale. Oggi il cielo azzurro è punteggiato di cumuli di bel tempo di quelli con la base piatta, più larghi che alti che creano una bella scenografia.

Foto di Gino De Grandis

Quando il sole inizia a percorrere il suo arco discendente e la luce migliora per le riprese fotografiche, Luigino prende il comando della situazione e usciti dall’Interstate puntiamo su un parco eolico. La fortuna vuole che attraversiamo un minuscolo paesino con un cafè, un deposito abbandonati nei pressi della ferrovia; Gino non ci pensa un attimo e allora giù tutti dai VAN e posiamo come star di fronte agli obiettivi della sua macchina fotografica. E’ divertentissimo… già non stiamo nella pelle per vedere quegli scatti… quando tutto sarà pronto metteremo le foto sul sito web, non preoccupatevi.
Poi ci spostiamo lungo strade sterrate, attraversiamo una linea ferroviaria deserta mentre un aereo giallo, di quelli che fanno i trattamenti sulle coltivazioni, ci vira sulla testa a bassa quota… ragazzi che momenti ! Anche se non si caccia, qui il divertimento è assicurato… quando c’è da fare qualche sterrato la mia vecchia passione per il fuoristrada emerge e sono il primo a goderne la bellezza…
Verso tardo pomeriggio arriviamo a Sweetwater, oggi abbiamo percorso solo 160 miglia, praticamente niente… alloggiamo al Super 8 non prima di aver riempito le pance con le solite bistecche e piatti texani. Dopo cena ci ritroviamo in camera di Luigino… domani lui ripartirà all’alba per Oklahoma City… così passiamo un’ora abbondante ad ammirare le sue fotografie - http://ginodegrandis.smugmug.com – rimanendo a bocca aperta mentre ci spiega le inquadrature o la scelta dei soggetti… alla fine, mentre Niccolò pensa a trasferirsi negli States per fare l’assistente fotografo di Gino, noi lo salutiamo con un grande abbraccio; è sempre difficile il distacco quando si passano dei bei momenti assieme.
Grazie Gino, sei un grande… speriamo di rivederci presto !
P.S. La mattina seguente abbiamo trovato un suo messaggio sul parabrezza di uno dei VAN, così diceva: “Siete stati come i tornados… pochi ma unici”. Grazie ancora amico.
Gabriele

giovedì 15 maggio 2008

14 maggio –Tornado

Sono le 8.30 quando suona la sveglia, pochi minuti prima, sulla finestra della camera del motel batteva qualche goccia di pioggia, un tintinnio dolce, piacevole, che mi ha preparato ad un risveglio per quella che poi si è rivelata essere una giornata bellissima, di caccia intensa, di quelle che vorresti vivere almeno qualche volta in tre settimane.
Sono giornate che ti lasciamo senza fiato, quando la caccia inizia, non hai un momento, ogni decisione è fatale e implica delle conseguenze su quello che potrai fare e vedere dopo. Abbiamo visto oggi cacciatori molto esperti rimanere “intrappolati” nel core delle precipitazioni grandinigene e altri cacciatori scegliere strade sbagliate… non sono situazioni facili, occorre freddezza, prontezza e soprattutto molta attenzione.
Quello che sto per raccontarvi è la cronaca di una giornata in cui abbiamo potuto vivere un po’ tutti i fenomeni meteorologici che si cercano quando ci si partecipa ad un Tornado Tour. Li abbiamo vissuti con tutti i nostri sensi e in tutte le condizioni di luce, di giorno e di notte, con la luce viva e accesa del sole e con gli ultimi bagliori del tramonto. Le nostre orecchie hanno sentito “la voce” dei fili elettrici quando vengono sollecitati dal vento impetuoso, i tonfi secchi dei chicchi di grandine più grossi sulla carrozzeria dei VAN o quella assordante della grandine fitta ma più piccola. I nostri occhi si sono riempiti di colori.


Controllati gli ultimi aggiornamenti delle mappe meteorologiche abbiamo deciso di muoverci verso ovest, in direzione di Abilene. L’Interstate I-20 ci guida veloci verso occidente. Pranziamo da Subway, la sosta spesso preferita un po’ da tutti. La convezione già nella tarda mattinata si è attivata sulla dry-line al confine con il New Mexico così appena, dopo pranzo, alcune celle sono già sconfinate in Texas e iniziano a muoversi verso est nella nostra direzione. Le immagini da satellite mostrano chiaramente che sono due le zone in cui i cumuli si stanno sviluppando maggiormente, a nord e a sud della I-20. Mentre la percorriamo verso ovest scegliamo di portarci sulle celle settentrionali quelle leggermente a nord dell’Interstate.
Appena lasciamo l’autostrada e ci infiliamo in una strada asfaltata che attraversa il paesino di Coahoma, capiamo che, nonostante il vento da est nei bassi strati non sia poi così forte, si parla di soli 10 nodi, questo comunque contribuisce molto a fornire una buona elicità alla nuvole (la tendenza dell’aria ad assumere un moto rotatorio). Infatti guardano fuori dai finestrini apprezziamo la rotazione in alcuni dei cumuli che costeggiano la strada e sotto quei più imponenti si formano dei gustnado (dei vortici di polvere sollevati dalle raffiche di vento discendente quando queste impattano sul terreno).

Foto di Niccolò Ubalducci

Quando arriviamo nei pressi del nostro target, scendiamo dai VAN ed iniziamo le riprese e gli scatti fotografici. Luigino il nostro fotografo al seguito è felicissimo, scorgiamo nei suoi occhi la felicità mentre corre a destra e a manca per inquadrarci con sfondi di nuvole e paesaggi. Tra le prime cose che vediamo sono i famosi arbusti a forma di palla che corrono sospinti dal vento, un paio finiscono contro i nostri VAN… poi poco più in là, verso sud, ecco il primo landspout. Si tratta di un vortice non mesociclonico (ossia che non scende come un vero e proprio tornado dalla base di un cumulonembo rotante) di polvere e terra dalle dimensioni piuttosto importanti, non è condensato fino alla base della nuvola ma il funnel che scende dalla base è piuttosto pronunciato. Ci fa subito sussultare… cavolo sembra proprio che si stia formando un tornado davanti ai nostri occhi.
Ma i dati radar non mostrano ancora la forma tipica ad uncino che ci si deve aspettare in tutte le supercelle tornadiche in piena regola.
La cella, nel suo movimento verso est, si sta avvicinando alla nostra posizione quindi decidiamo di portarci anche noi verso oriente lungo la strada che collega Big Spring a Snyder. La luce che illumina la scena da dietro a tratti è accecante e fa risaltare il bianco brillante dell’updraft (la principale colonna di nubi in risalita) e le bande di pioggia e di grandine alla nostra sinistra. Non possiamo procedere in questa direzione perché impatteremo sulla parte di precipitazioni più intensa e poi ci troveremo irrimediabilmente a nord della cella in posizione errata. Non ci rimane altro che tornare indietro, ritornare sui nostri passi e riportarci in direzione dell’Interstate I-20 che corre parallela alla direzione della cella ma in posizione più meridionale quindi perfetta per la visione della stessa.


Mentre cerchiamo di riportarci a sud ad un tratto cadono dal cielo radi chicchi di grandine che però capiamo subito non essere i soliti chicchi di 1-2 cm, ma qualcosa di più. I tonfi secchi che provocano sul cofano e sulla carrozzeria dei VAN sono un dolce suono per le nostre orecchie, l’adrenalina sale, il tutto dura poche decine di secondi, poi il rumore si fa sempre più assordante segno che la grandine si è fatta molto più fitta e in maniera inversamente proporzionale la dimensione dei chicchi è calata molto. Adesso siamo sotto delle vere e proprie raffiche di mitragliatice, per sentirci dobbiamo quasi gridare, ma sappiamo bene che la situazione è tranquilla; magari la prima volta ti spaventi più per il rumore che per altro, poi quando capisci che i chicchi non sono grandi sufficienti per creare problemi, allora ti abitui e non ci fai più caso, ma per i nuovi arrivati e sempre una bella emozione !
Le immagini radar adesso hanno assunto un aspetto molto più interessante, c’è un accenno di uncino, la supercella mostra una rotazione molto più definita. Noi siamo vicini, proprio dietro all’uncino, in posizione leggermente arretrata ma ottima… prima di raggiungere l’Interstate decidiamo di provare ad imboccare una strada parallela all’autostrada ma che ci porta direttamente sotto la cella, in una posizione che sarebbe perfetta. La strada dapprima è asfaltata, poi dopo poche miglia diventa sterrata; ormai non possiamo tornare indietro perderemmo l’attimo fuggente e così decidiamo di procedere con prudenza sullo sterrato.
I VAN creano enormi schizzi di fango quando passiamo sulle pozzanghere che a tratti compaiono sulla carreggiata. Abbiamo davanti a noi la cella, siamo vicini, la posizione è buona… la tensione aumenta, le comunicazioni via radio si susseguono, Michela alla guida del VAN ha gli occhi incollati sull’ampia striscia di terra rossa che scorre sotto le possenti ruote dei nostri mezzi, poi ad un tratto, improvvisamente, eccolo… appare quasi in punta di piedi, sulla nostra destra, è un tubo bianco condensato fino al suolo, non è ampio, forse qualche metro, siamo vicini, ma non apprezziamo un grande vento, il tornado si mostra in tutta la sua bellezza per una decina, quindicina di secondi, non c’è neanche il tempo di scendere dai VAN, solo i più pronti riescono ad imbracciare le fotocamere e a fare qualche scatto, poi con la stessa leggerezza con la quale è comparso, l’elephant trunk (la proboscide di elefante così lo chiamiamo noi questo tipo di tornado) scompare alla nostra vista, sono le cinque del pomeriggio. Dopo il landspout questo è il secondo vortice della giornata, la felicità è alle stelle.

Foto di Andrea Griffa

In breve ci portiamo nuovamente sulla I-20 per cercare di rimanere sulle tracce della nostra cella. Purtroppo però per rifornire i serbatoi ed espletare i bisogni fisiologici perdiamo tempo prezioso e poi siamo costretti ad inseguire. La cella è sfilata sotto la Intestate, non ci rimare altro che attraversarla sulla parte meno intensa, sul lato settentrionale. Non ci sono grandi opzioni di strade, conviene stare sulla I-20, altri cacciatori tentano di aggirarla da sud, ma poi ne perderanno le tracce definitivamente. Un altro gruppo di cacciatori che ha visto lo stesso nostro tornado, in posizione molto più avanzata della nostra finisce con l’impattare contro il nucleo di grandine, poi si fermano nei pressi della città di Abilene, chissà… forse con qualche conseguenza in più ai parabrezza… la nostra scelta alla fine si dimostra la migliore… anche se ci costringe ad un lungo periodo sotto una pioggia battente, a tratti fittissima… Michela alla guida non fa una piega e guida imperterrita tutto la carovana… lei è abituata alle emozioni della moto ed oggi si sente veramente a suo agio in una guida che richiede qualcosa in più !
A tratti compaiono sui campi ai lati dell’autostrada sottili banchi di nebbia, è la nebbia della grandine, infatti si vedono ancora i chicchi ammassati ai bordi delle carreggiate. La grandine sciogliendosi raffredda l’acqua presente al suolo che di conseguenza raffredda anche il terreno e i primissimi strati d’aria che non può far altro che condensare creando questa nebbiolina dallo spessore di qualche decina di centimetri.

Foto di Valentina Abinanti

Quando superiamo Abilene abbiamo recuperato abbastanza terreno sulla cella che però spostandosi nella nostra stessa direzione (verso est) non ci lascia molto margine. Lentamente usciamo dai nuclei di pioggia più intensa e la vista si schiarisce lasciandoci ancora una volta senza fiato quando ne usciamo completamente ad est. A Putnam decidiamo di abbandonare la I-20 per provare l’unica manovra che si può fare: cercare di portarsi sul lato davanti della cella e a sud della stessa, in modo tale da avere la migliore visione su tutte le nubi avanzanti e soprattutto senza le precipitazioni. Riusciamo nell’intento e da qui in poi è un susseguirsi di soste per scattare foto incredibili con una luce che si fa sempre più radente e un paesaggio che diventa mano a mano che ci allontaniamo dal traffico della I-20 sempre più bucolico. Quando scendiamo per immortalare le nubi dai mille colori sembra che il paesaggio sia lì apposta per noi: le mucche, i cavalli, il verde dei prati e le staccionate di color rosso mattone, qualche fiore giallo… un fotografo e un amante della natura non può chiedere di più.
Le nubi sono meravigliose, siamo al cospetto di una supercella HP (high precipitation) ancora sotto tornado warning; a tratti intravediamo la rotazione del mesociclone… siamo gli unici cacciatori in questa posizione, gli altri sono rimasti tutti intrappolati o troppo indietro. Un’altra piccola soddisfazione in questa indimenticabile giornata di caccia. Cos’altro possiamo chiedere? Ovviamente la natura ci ricompensa anche con una buona dose di lampi. Dopo aver prenotato per la notte a Stephensville poco più a nord-est della nostra ultima posizione, c’è ancora tempo per fermarci in una strada laterale ad immortalare i fulmini lontani… poi tutti in un Chilly’s, uno sport-bar che rifocilla con delle ottime bistecche texane.
Ancora una giornata vissuta alla grande, 800 chilometri di emozioni vere, di quelle che solo in questi remoti angoli d’America e in giornate come queste ti possono capitare. Ora, c’è la calma dopo la tempesta, da domani ci attende il “death ridge”, un promontorio di alta pressione che posizionandosi sulla parte occidentale del continente bloccherà l’ingresso delle perturbazioni per alcuni giorni. Un po’ di riposo non guasta, queste giornate ti regalo dei grandi momenti, ma poi vanno meditate, assorbite, per trasformare un’immagine in un ricordo indelebile.
Gabriele

mercoledì 14 maggio 2008

13 maggio – Big stormchasers' bust

Oggi è la prima giornata di caccia con i nuovi arrivati. Stamattina abbiamo salutato non senza dispiacere e nostalgia gli amici del sud… sono stati dei veri compagni d’avventura. Noi tutti dello staff speriamo di aver lasciato in loro dei bei ricordi per queste giornate vissute intensamente in questa a volte strana ma pur sempre affascinante America.
Prima di lasciare Oklahoma City, abbiamo il tempo di accompagnare Silvia dello staff all’aeroporto; una risorsa instancabile per lo staff che con il suo inglese perfetto ha risolto i problemi sempre presenti in una spedizione complessa come la nostra. In questo secondo periodo è arrivata la Michela a prendere il suo posto !
Dopo un pranzo senza fretta da Subway, il nostro target per il pomeriggio è vicino, nella parte meridionale dell’Oklahoma, quindi ci spostiamo verso la cittadina di Duncan.
La giornata vede una dry-line in transito sull’Oklahoma che dovrebbe attivare la convezione nel tardo pomeriggio. Oggi la scelta del target era tra il sud dell’Oklahoma o l’estremo sud est del Kansas. Domani però il terreno di caccia dovrebbe essere il Texas settentrionale così il Kansas viene abbandonato perché ovviamente non sarebbe possibile essere il giorno dopo a destinazione.
Mentre ci portiamo sul target, il tempo è bello, qualche cumulo qui è là, fa caldo e si sente l’umidità, il dew point (la temperatura rugiada è di 23°C !).
Subito ci accorgiamo che oggi c’è una quantità incredibile di cacciatori sul campo, sarà che siamo in Oklahoma, sarà che il target è quello un po’ per tutti, ma il sistema di tracciamento GPS delle posizioni dei vari storm chasers ci mostra dei veri e propri capannelli di cacciatori attorno ai principali snodi stradali, dove vi è più disponibilità di connessione internet.

Foto di Gabriele Formentini
Raggiunta Duncan, deviamo vero est per mantenerci davanti alla dry-line che è ben evidente dalla differenza di temperatura di rugiada misurata dalle stazioni al suolo che forniscono dati ogni 5 minuti (altro che Italia… qui i dati di tutti i radar sono freschi freschi ogni 300 secondi, è un piacere cacciare…).
Quando arriviamo ad un distributore di benzina nei pressi della I-35 facciamo conoscenza con un primo gruppo di cacciatori dell’Arizona il Team Remora. Sono molto simpatici, è sempre bello incontrare persone con la tua stessa passione, sono delle occasioni in cui si curiosa dentro i mezzi, ci si aggiorna e confronta sulla situazione meteo o sulla tecnologia e sulla strumentazione, si fanno foto, si ride e si scherza. Passiamo con loro una buona mezzora, prima di portarci poco più verso est dove, nei pressi di un’altra stazione di servizio, scorgiamo un affollamento di altri stomchasers.
Scorgiamo la sagoma blu elettrico del Doppler On Wheel di Joshua Wurman e l’inconfondibile profilo della TIV – Tornado Intercept Vehicle (il mezzo corazzato). E’ un attimo parcheggiare tra moltissimi furgoni, suv, mezzi più o meno strani.
Scendiamo dai mezzi e senza esitazione andiamo ad approcciare i personaggi più conosciuti… Luigino De Grandis, che è un fotografo professionista di San Francisco che si è aggregato anche lui da oggi al nostro seguito per documentare la nostra presenza in terra americana, non sta nella pelle e scatta foto a raffica con le sue macchine fotografiche.


Foto di Gabriele Formentini
Personalmente per me è una delle giornate più belle, riesco a parlare di persona con tutti i migliori del campo, da Joshua Wurman a Ronan P. Nagle navigatore della TIV, da Sean Casey il “folle” regista alla troupe di Discovery Channel !
Loro ci riconoscono come gli italiani che ogni anno vengono a cacciare nelle Plains e si ricordano delle email scambiate durante l’inverno. Ronan ci racconta dei problemi che affliggono la TIV 2, il nuovo mezzo corazzato che hanno preparato e che sarà nuovamente pronto per la caccia dopo il 20 maggio… Joshua mentre parliamo del set-up di domani (la situazione meteo prevista) ci fa salire sul camion del Doppler per dare un’occhiata alla strumentazione… non potrò mai dimenticarmeli questi momenti. Le ragazze si fanno fotografare con lo staff della TIV… il nostro fotografo è felicissimo, lo abbiamo portato al centro del mondo degli stormchasers.
La situazione meteo però stenta a decollare, anche il fatto che il DOW (Doppler On Wheel) abbia il radar in posizione di parcheggio (con il disco rivolto verso l’alto) e che Joshua sia tranquillamente a passeggiare e a parlare con noi, non promette nulla di buono… si prefigura quello che in gergo noi chiamiamo bust (ossia un bel buco nell’acqua…). Sono quelle situazioni in cui aspetti aspetti, attendi che da un momento all’altro possa succedere qualcosa ed invece nulla accade. La convezione stenta, c’è qualche temporale ad est di Oklahoma City, qualcos’altro in Kansas ma nulla di che, non sono temporali forti, più di qualche chicco di grandine non stanno producendo.
Tutti attendono invano, parliamo anche con altri stormchasers già con la mente proiettata alla giornata di domani, dove le attese sono buone… ma ormai siamo preparati a non illuderci; la nostra migliore giornata di caccia è stata proprio in un giorno che doveva essere abbastanza tranquillo, mentre tutte le situazioni con Moderate Risk (con un rischio piuttosto elevato di vedere fenomeni violenti) hanno spesso deluso.
Un’ora prima del tramonto prenotiamo il motel a Wichita Falls poco a sud del confine con il Texas e troviamo il tempo per provare a seguire una piccola celletta che si era formata vicino alla nostra posizione. Nulla da fare, scattiamo qualche foto con il sole che tocca l’orizzonte ad ovest e le nuvole nere del cumulonembo che non riesce ad organizzarsi ad est, poi dietro-front, cena da Denny’s e via ancora verso sud. Arriviamo in motel dopo mezzanotte, ma l’ambiente è molto bello e troviamo conforto e riposo in belle camere grandi.
Domani ci proveremo ancora… come tutti gli stormchasers non molliamo mai… il nostro mondo è là fuori… sulle strade, lungo i campi, con lo sguardo in alto, al cielo, alle nuvole…
Gabriele

martedì 13 maggio 2008

11 maggio – Un ritorno in Oklahoma con imprevisto

Per oggi non ci aspettiamo grandi cose, anzi si tratta di una giornata off, di riposo e di trasferimento verso l’Oklahoma, dove domani sera arriveranno i partecipanti del secondo gruppo.
Così ci mettiamo in viaggio tranquilli tranquilli, il percorso lungo l’Arkansas occidentale scorre liscio, come anche il tratto nella parte orientale dell’Oklahoma, lungo l’Interstate 40.
Scegliamo per la notte Norman città universitaria, che rappresenta un po’ la nostra casa in America, dove abbiamo gli amici e le maggiori conoscenze.
Prima di arrivare però incappiamo in un’avventura delle nostre… lungo l’Interstate per bisogni fisiologici dobbiamo fermarci ma non trovando alcuna stazione di servizio aperta (è domenica) siamo costretti a ripiegare su un Pizza Hut. Nel pomeriggio assolato e deserto, le ragazze scelgono di entrare mentre alcuni ragazzi preferiscono utilizzare un luogo apparentemente nascosto (una staccionata) ma non si accorgono di essere in vista (lontana e pure di schiena) di alcune persone che stanno lavorando nel proprio giardino di casa.
Fatto sta che mentre io e Niccolò (che non c’entriamo niente) stiamo a contare i vagoni di un interminabile treno che sta passando accanto alla strada (alla fine erano 137), ci viene incontro un pick-up con un uomo dallo sguardo truce che si ferma e ci domanda subito cosa abbiano fatto i quattro ragazzi davanti alla staccionata, mostrandomi alcuni istanti dopo il distintivo dello sceriffo. Cavolo, proprio a noi doveva capitare; io non ho il coraggio di mentire e dico la verità, lui mi dice che in giardino c’erano sua moglie e sua figlia che hanno visto tutto. Peccato che questa cosa sia un reato in America… non ho altra soluzione che scusarmi per loro… poi quando gli dico che siamo stormchasers e stiamo tornando indietro dall’Arkansas e che non avevamo trovato nulla di meglio, ci dice di non farlo più altrimenti per questo tipo di cose è prevista la “jail”, cioè la galera.
Io lo ringrazio e gli auguro buona giornata. Torno ai VAN e spiego il reato ai colpevoli… rimaniamo di stucco ma ancora una volta capiamo quanto le regole in questo paese vengano fatte rispettare… però siamo proprio sfortunati, proprio la casa dello sceriffo dovevamo beccare !
Arrivati a Norman, ci sistemiamo al Days Inn e per cena, finalmente, approdiamo al Red Lobster, tra le grida di gioia di parecchi di noi. Visto che oggi è stata una giornata tranquilla, decidiamo di berci le ultime birre che abbiamo nel VAN (dopo averle raffreddate nel frigorifero delle camere) e di farci una bella partita di Poker Texas Hold’em… il divertimento è grande, le risate si sprecano… alla fine il campione (che per questioni di privacy non possiamo nominare) esce subito su un All-In e nel testa a testa finale Dino e Silvia decidono di dividere il piatto.
Gabriele

domenica 11 maggio 2008

10 maggio 2008 - Supercelle da Formula 1

La sveglia arriva come al solito verso le 8.30, poi alle 10 siamo tutti pronti per partire. La situazione meteorologica è complessa, nessun cacciatore esperto è ancora uscito allo scoperto decretando il proprio target. La nostra scelta è quella di cacciare sul fronte caldo, dove la combinazione di parametri dei modelli meteorologici è migliore. Questo significa spostarsi leggermente verso est, a Little Rock, il nostro primo target. Per oggi lo Storm Prediction Center ha emesso un “Moderate Risk” su un’area molto vasta che va dall’Arkansas alla Georgia.
Ci arriviamo abbastanza tranquillamente sotto un cielo di nubi basse, l’atmosfera è molto umida e fa caldo. Riforniamo i mezzi e pranziamo da McDonald. Dopo pranzo il sole inizia a farsi vedere e le nubi basse se ne vanno lasciando spazio a qualche cumuletto. Ci spostiamo qualche miglia verso sud a Sheridan e decidiamo di attendere che la convezione si attivi là.

Quando arriviamo nel paesino incontriamo alcuni mezzi del gruppo di Tornado Videos Net, essere qui con loro è un’assicurazione pensiamo, la nostra previsione meteo allo stato attuale non poteva essere migliore.
Mentre aspettiamo all’ombra di un paio di alberi “succhiando” la connessione internet ad un motel, lo Storm Prediction Center emette una Tornado Watch con l’appellativo Particularly Dangerous Situation che comprende tutta l’area a sud di Little Rock, proprio dove siamo noi. Una Tornado Watch è un messaggio speciale che viene emesso con una, due ore di anticipo e che spiega quali tipologie di temporali si formeranno nelle ore seguenti, la probabilità di tornado e le aree che saranno più probabilmente interessate. L’appellativo PDS (Particularly Dangerous Situation) sta ad indicare che la situazione può essere particolarmente pericolosa per la popolazione. Per noi è un ulteriore segno che siamo al posto giusto, non ci resta che aspettare.
Stranamente però la convezione stenta a svilupparsi e passano i minuti, poi le ore, attendiamo per tre ore… intanto al radar vediamo che la convezione si è iniziata a sviluppare molto più a nord e ad ovest, sulle estreme zone sud-est del Kansas e zone orientali dell’Oklahoma, sul fronte freddo, quasi al di fuori dell’area di rischio individuata dal Moderate Risk del SPC. Altri cacciatori a noi noti sono qui in Arkansas ad attendere… alle 18, quando vediamo formarsi delle celle in una posizione abbastanza vicina a Sheridan, decidiamo di andare e di portarci sulla I-30 per intercettarle.

La Intestate 30 è l’autostrada che sale dal Texas ed è una buona via per spostarsi. Il terreno qui è difficile, ci sono boschi infiniti percorsi da strade tutte curve, non si può cacciare in mezzo alla “giungla”.
Mentre raggiungiamo l’Interstate la nostra cella cresce ed inizia ad organizzarsi mostrando i primi segni di rotazione. Ci portiamo in una posizione favorevole lungo l’autostrada e ci appostiamo con cavalletti e videocamere, il cielo si fa velocissimamente prima scuro, poi scurissimo, il vento è piacevole, qualche fulmine cada qui è là… le nubi scorrono velocissime sopra le nostre teste, poi un suono in lontananza si fa sempre più chiaro e forte… sono le sirene anti-tornado, noi siamo in una posizione ottimale per l’osservazione, purtroppo però la cella viaggia ad una velocità proibitiva, il radar ci dice 55-60 nodi, quindi più di 100 km/h… assolutamente impossibile seguirla anche perché la direzione che sta seguendo è ovest-est mentre l’autostrada va verso nord-est quindi l’attraverserebbe e porterebbe sul lato posteriore dove non si vederebbe più nulla.
L’unica cosa che si può tentare in giornate come queste, dove il getto in quota fa correre le celle ad una velocità pazzesca, è quella di intercettare i temporali, non seguirli, provare ad incontrarli e sperare che nel punto di incontro si sia formata qualche struttura interessante.

La nostra quindi è un’intercettazione in piena regola come mostra l’immagine radar dove si vede la nostra posizione e la tornado warning (l’area contornata in colore viola dove viene decretato il rischio che si possa formare un tornado); quando suonano le sirene nel paese di Benton e le macchine si fermano sulle strade, l’uncino dell’immagine radar ci passa addirittura sopra la testa, ma il tornado non si è ancora formato, vediamo le nuvole invorticarsi, ma poi nel giro di pochissimi minuti, tutto è passato e la cella è ormai lontana verso est. In pochi istanti passiamo da un cielo scurissimo ad una luce normale, solo adesso capiamo quanto veloci queste celle stanno correndo.
Video delle sirene che suonano in Benton
Video di Valentina Abinanti
Quello che tentiamo nell’ora successiva è di cercare di stare dietro alla cella con la speranza che lei pieghi verso destra (più verso est rispetto alla direzione nord-est attuale), ma quando ci allontaniamo dall’Interstate ci rendiamo conto in pochi minuti che l’impresa è impossibile, strade e stradine con mille curve e poi c’è il fiume Arkansas che si può attraversare solo a Little Rock o molto più a sud a Pine Bluff.
Non rimane che arrenderci, le aspettative c’erano tutte, ma tenuto conto del terreno (Arkansas centro-occidentale) e della velocità delle celle, altro non si poteva fare sinceramente.
Alla sera apprendiamo dal web e dalle tv che nel sud-est del Kansas al confine con il Missouri e nella parte orientale dell’Oklahoma ci sono stati alcuni tornado che hanno causato 19 vittime, ovviamente rimaniamo rattristati per queste notizie ma le previsioni dei modelli e dello Storm Prediction Center questa volta si sono rilevate difficili, addirittura sbagliate. A testimonianza di ciò, c’è il fatto che nonostante i numerosi report (oltre 40 al momento in cui scriviamo) c’è un solo video del tornado di Stuggart (50 a miglia ad est della nostra posizione) e tenuto conto del fatto che oggi era domenica e molti cacciatori erano sul campo, questo testimonia l’estrema difficoltà di caccia che tutti hanno avuto.
Ancora una volta però, nonostante tutto, siamo riusciti a portarci sull’unica cella (dell’Arkansas centrale) che poi è riuscita a fare un tornado. Oggi o ti trovavi già sul posto e riuscivi ad intercettare il passaggio del tornado già formato, altrimenti non avevi scampo, non si poteva inseguire né cacciare. Peccato…
Gabriele

sabato 10 maggio 2008

9 maggio – La quiete dopo la tempesta

Dopo l’immensa giornata di ieri oggi è un classico day-off, di quelli che servono per ricaricare le pile. La sveglia arriva tardi, la partenza ancor di più. La prima cosa che facciamo è telefonare alla Budget (la società dove abbiamo noleggiato i due VAN) e chiedere spiegazioni su una spia e su un allarme che da ieri ci rompe le scatole su uno dei due VAN. Le indicazioni sono quelle di andare in un’officina della Ford che si prenderà cura di noi.
Così facciamo e in mezz’ora il problema è risolto, in pratica si erano allentati i contatti di uno spinotto e quindi veniva segnalato il malfunzionamento dell’ABS e del controllo di stabilità ma in realtà tutto funzionava bene, era solo la spia a creare problemi.
Ormai è arrivata ora di pranzo, per oggi non ci sono particolari programmi se non quello di portarci nuovamente nella parte orientale dell’Oklahoma per sera ed essere pronti alla caccia di domani. Mangiamo dal mitico Denny’s dove sembra di essere dentro un bar di Happy Days, ve la ricordate la serie tv? Forse i più giovani non se la ricordano ma sicuramente molti hanno visto qualche episodio… alle pareti foto e immagini di macchine degli anni passati, i miti americani da James Dean a Marilyn…
Il pomeriggio scorre tranquillo lungo la I-35 che ci riporta in Oklahoma; passiamo per Oklahoma City a rifornirci di cibo e bevande da Wal-Mart poi prendiamo la direzione ovest verso l’Arkansas. Per la notte ci fermeremo a Fort Smith appena al di là del confine tra Oklahoma e Arkansas.
E’ venerdì sera, c’è movimento in città mentre percorriamo le vie principali in rotta verso il nostro motel. La scelta del motel si rivela ottima… a qualcuno è capitata anche una suite con una specie di seconda camera con tanto di salottino dove prima di andare a dormire improvvisiamo un piccolo ritrovo per bersi una buona Bud (la birra americana). Infatti molto spesso nei posti dove andiamo a pranzo o a cena non è concesso bere alcolici e quindi l’astinenza da una buona birra si fa sentire molto…
Mentre facciamo il check-in al motel una guardia ci racconta delle sue esperienze con i tornado in Arkansas. Ci dice che un giorno mentre era in bagno seduto sulla tazza, ha visto il tetto della sua casa partirgli sopra la testa e ha sentito la tazza tremare… nel giardino di casa una quercia era stata strappata interamente ed aveva lasciato un buco talmente profondo che lui ci poteva stare dentro in piedi tutto intero (ha detto di essere alto 6 feet, un metro e ottanta a casa nostra).
Notiamo che qui, a differenza dell’Oklahoma e del Kansas, la gente è preoccupata dai tornado e tutti ci chiedono informazioni sul rischio previsto per domani, si vede che sono meno abituati a questi fenomeni rispetto ad altri stati delle Great Plains.
Domani sarà un giornata complessa, i cacciatori più esperti si nascondono, non hanno ancora deciso dove andranno… tutto è rimandato a domattina… intanto si va a dormire.
Gabriele

venerdì 9 maggio 2008

8 maggio – Come dentro un film

La sveglia suona presto, guardo l’orologio sono le 6.00, fuori dalla finestra è ancora buio, chiamo il resto dello staff ed iniziamo a guardare gli ultimi aggiornamenti delle mappe per scegliere se cacciare oppure no oggi. Le mappe sono migliorate da ieri e così non possiamo lasciarci sfuggire questa giornata, anche se lo Storm Prediction Center prevede “solo” uno slight (rischio basso di temporali forti), noi siamo abbastanza fiduciosi gli ingredienti ci sono abbastanza, speriamo in qualche cella isolata nel pomeriggio, ma dove? Lontano… in Kansas… ci aspettano molte ore di viaggio ma decidiamo di partire, il nostro target iniziale è Garden City.
Partiamo alle 7 e alternandoci alla guida dei VAN ci portiamo prima a nord per ricongiungerci con la I-40 e poi verso ovest. Attraversiamo nuovamente Oklahoma City alle 11.30 e guarda caso ci ritroviamo a salire verso nord-ovest ancora una volta sulla stessa strada fatta alcuni primi giorni. Oltre i finestrini scorrono paesaggi già visti, ma non per questo meno affascinanti, siamo nella Oklahoma panhandle. Qui la popolazione è veramente scarsa e la prateria fa da padrone.
Passiamo da Woodward, dove abbiamo già pernottato, poi ci dirigiamo verso Liberal in Kansas.
Quando varchiamo il confine dello stato (dopo aver attraversato tutto l’Oklahoma) la convezione inizia ad attivarsi, ma purtroppo è ancora lontana, la prima cella si è formata nel Kansas centro-occidentale, sopra Garden City, dista da noi oltre 100 miglia, ma per questo non ci perdiamo d’animo, la convezione ha bisogno di tempo per organizzarsi.
Ci fermiamo per una veloce sosta in un distributore per mangiare un panino da Subway e per riempire i serbatoi, poi via di nuovo verso nord. I paesaggi adesso si fanno veramente belli, anche se non c’è nulla di particolare da vedere, ma è proprio questa la bellezza del Kansas… ogni paesino ha il suo enorme silos in cemento per i cereali, i trucks (camion) qui trasportano bestiame e i personaggi che si incontrano alle stazioni di servizio giudano tutti il pick-up e hanno in testa un cappello da cowboy.
Il cielo è cosparso da qualche cumulo, fa abbastanza caldo e fuori soffia un bel vento sostenuto da sud, è proprio quello che ci serve. Mentre continuiamo verso nord, la cella che nostro obbiettivo compare piano piano all’orizzonte, le correnti ascensionali che le alimentano bucano velocemente l’incudine e continuano a rigenerarsi verso sud. Al radar il temporale inizia a mostrare le caratteristiche che vogliamo vedere in casi del genere… lo Storm Prediction Center fa uscire prima una Thunderstorm Warning e pochi minuti dopo anche una Tornado Warning.
Leggendo i dettagli del messaggio scopriamo che dopo qualche decina di minuti dalla sua formazione, la cella ancora piccola in dimensioni, ha già prodotto un piccolo tornado non mesociclonico, nulla di particolare, ma è un buon segno.
Mano a mano che continuiamo verso nord, la cella si fa sempre più spettacolare e occupa una porzione del nostro orizzonte sempre maggiore. Quando superiamo Garden City il radar mostra chiaramente che la cella è diventata una supercella rotante in piena regola è sta già iniziando a formare l’uncino (una caratteristica tipica delle supercelle tornadiche).

Oltre il parabrezza la cella adesso è immensa, riempie interamente la nostra vista; lo streaming funziona perfettamente e siamo penso gli unici a trasmettere in diretta immagini da questa cella. I software che utilizziamo per visualizzare i dati radar e la nostra posizione GPS mostrano che anche altri cacciatori stanno convergendo sullo stesso temporale. Le immagini radar sono veramente spettacolari, quasi da manuale, per un attimo pensiamo… queste dovremmo metterle nel nostro libro…
Ormami ci siamo, si passa alla fase di caccia ed inseguimento puro… l’approccio avviene sul lato posteriore, infatti ci troviamo leggermente ad ovest dell’uncino, dobbiamo portarci davanti allo stesso. Il nostro VAN sullo schermo del computer al cospetto del solo uncino della cella è minuscolo e questo ci fa rendere conto della grandezza della cella e del mesociclone stesso. Le nuvole fuori dai finestrini si invorticano continuamente, si avvolgono su sé stesse, a tratti scendono verso terra, compaiono diversi funnel, alcuni veramente imponenti… le strade qui sono tutte una scacchiera, è il luogo perfetto per cacciare. Sui computer abbiamo tutta la cartografia fine con anche le minuscole stradine di campagna, così possiamo avvicinarci in tutta sicurezza alla cella, in modo tale da ammirarne da vicino i dettagli. Continuiamo a zigzagare nelle strade sterrate per recuperare spazio sull’uncino e riuscire a portarci davanti allo stesso in modo da avere una visibilità ancora migliore, senza che le precipitazioni sulla nostra sinistra nascondono la wall cloud (la base rotante dell’immenso cumulonembo).

Foto di Niccolò Ubalducci
Quando ci fermiamo per scattare foto e riprendere con le telecamere, il vento è forte, abbiamo persino delle difficoltà ad aprire le porte dei VAN ma le emozioni che proviamo sono piene, vive, abbiamo percorso quasi 1000 km fino ad ora e ne è valsa assolutamente la pena.
Altri cacciatori sono attorno a noi, ma non ci sono i tour importanti, sono cacciatori probabilmente locali e questo ci riempie un po’ d’orgoglio, stamattina siamo nei pochi che hanno creduto in una situazione potenzialmente buona e adesso stiamo raccogliendone i frutti. Il gruppo del Doppler On Wheel e di Discovery Channel è fermo ad Oklahoma City, per loro oggi è un giorno che noi cacciatori chiamiamo un day-off (ossia un giorno in cui non si caccia). Anche i cacciatori che abbiamo incontrato ieri sera a Paris in Texas, il Cloud 9 Tour, oggi non aveva previsto di cacciare.
Il tempo scorre e non ci rendiamo conto di quanto ne passi veramente, tanto impegnati siamo nella scelta delle strade giuste, costantemente aggiornati dai dati radar e con lo sguardo fuori dal finestrino. Finalmente riusciamo a portarci nella posizione ottimale, quella migliore per vedere un eventuale tornado. Quando lo facciamo la cella è perfetta, l’uncino è incredibile, le nuvole sono basse, ruotano, i colori ci sono tutti, verdeggia… ve lo ricordate il film che ha fatto storia, Twister e che ha ispirato tutti i cacciatori di tornado?
Bene a noi sembra proprio di esserne i protagonisti… quello che proviamo sono emozioni forti che lasciano il segno, a tratti ci stringiamo le mani tra di noi, qualcuno fa qualche grido di gioia, i brividi mi scorrono sulle braccia mentre guido e mantengo il VAN al centro della carreggiata con il vento di inflow che fa fischiare le porte tanto è forte…

Foto di Niccolò Ubalducci
Passiamo per un paesino dove ci sono dei danni causati dal vento (alcuni pali della linea elettrica abbattuti e alcuni porzioni di tetti divelti), danni che vengono segnalati anche da altri cacciatori ed inseriti come reports nel sito dello Strom Predction Center (“tremendous thunderstorms winds took down poles and removed roofs in Lewis”). Pieghiamo verso sud per allontanarci un po’… tutto è ancora perfetto, le nuvole continuano ad avvolgersi basse in cielo ma il tornado non si forma o se si forma è dietro alle precipitazioni e non riusciamo a vederlo.
Le immagini radar mostrano l’uncino occludersi, ossia tende a richiudersi su sé stesso, questo purtroppo non è un buon segno per le nostre speranze di vedere il tornado; la convezione attorno alla nostra supercella nel frattempo ha dato origine ad altre celle che però al calar del sole tendono ad allinearsi e a destrutturare la nostra supercella e tutto il sistema diventa una potente squall line (linea di forti temporali).

Allora ci allontaniamo rimanendo davanti alla squall e la strada come per destino ci porta a passare per il paese di Greensburg dove un anno prima un tornado EF5 aveva raso al suolo la maggior parte della abitazioni e delle costruzioni. Quando arriviamo ai margini del paese quello che si presenta ai nostri occhi è un paesaggio spettrale. Le luce che rimane ad illuminare la scena dopo il tramonto del sole, mette in evidenza degli alberi che sembrano dei veri spettri, completamente privati di gran parte dei rami e della corteccia, strutture ancora distrutte e non più ricostruite, sembra che qui sia esplosa una bomba atomica… tutto è molto desolante. Ci fermiamo ad una stazione di servizio per rifornire e grazie alla nostra posizione davanti alla squall line in avanzamento verso di noi, alcuni posizionano i cavalletti e via con le foto ai lampi e alla shelf (la nube a forma di mensola che precede l’arrivo delle precipitazioni). Rimaniamo per una decina di minuti ad ammirare i fulmini quasi tutti nube-nube, pochi cadono al suolo e poi saliamo in macchina e puntiamo verso est, su Wichita, dove nel frattempo abbiamo prenotato le nostre camere per la notte.
La squall line però è molto vicina e la nostra strada purtroppo non si allontana da essa, cosicché siamo investiti da una pioggia torrenziale, con qualche chicco di grandine e da dei bei venti di outflow. Ci fermiamo ai lati della strada e lasciamo che il nucleo di precipitazioni più forti transiti, le fulminazioni sono incredibili, sono almeno 3-5 al secondo… tutte in alto sulle nuvole sopra… non un fulmine che cada a terra… fantastico. Poi quando la pioggia si fa meno battente, riprendiamo la strada verso est, fermandoci a Pratt per cena e poi terminiamo questa giornata che tutti i cacciatori sognano di vivere ad un Days Inn di Wichita, chilometri totali odierni: 1250 !
Le Great Plains sono in grado di regalare delle emozioni immense… quando sei là fuori a cacciare i tornado, allora capisci che ti trovi nel posto giusto e senti crescere il feeling con la natura che ti circonda e ti avvolge… adoro queste pianure !
Gabriele