Sono le 8.30 quando suona la sveglia, pochi minuti prima, sulla finestra della camera del motel batteva qualche goccia di pioggia, un tintinnio dolce, piacevole, che mi ha preparato ad un risveglio per quella che poi si è rivelata essere una giornata bellissima, di caccia intensa, di quelle che vorresti vivere almeno qualche volta in tre settimane.
Sono giornate che ti lasciamo senza fiato, quando la caccia inizia, non hai un momento, ogni decisione è fatale e implica delle conseguenze su quello che potrai fare e vedere dopo. Abbiamo visto oggi cacciatori molto esperti rimanere “intrappolati” nel core delle precipitazioni grandinigene e altri cacciatori scegliere strade sbagliate… non sono situazioni facili, occorre freddezza, prontezza e soprattutto molta attenzione.
Quello che sto per raccontarvi è la cronaca di una giornata in cui abbiamo potuto vivere un po’ tutti i fenomeni meteorologici che si cercano quando ci si partecipa ad un Tornado Tour. Li abbiamo vissuti con tutti i nostri sensi e in tutte le condizioni di luce, di giorno e di notte, con la luce viva e accesa del sole e con gli ultimi bagliori del tramonto. Le nostre orecchie hanno sentito “la voce” dei fili elettrici quando vengono sollecitati dal vento impetuoso, i tonfi secchi dei chicchi di grandine più grossi sulla carrozzeria dei VAN o quella assordante della grandine fitta ma più piccola. I nostri occhi si sono riempiti di colori.
Controllati gli ultimi aggiornamenti delle mappe meteorologiche abbiamo deciso di muoverci verso ovest, in direzione di Abilene. L’Interstate I-20 ci guida veloci verso occidente. Pranziamo da Subway, la sosta spesso preferita un po’ da tutti. La convezione già nella tarda mattinata si è attivata sulla dry-line al confine con il New Mexico così appena, dopo pranzo, alcune celle sono già sconfinate in Texas e iniziano a muoversi verso est nella nostra direzione. Le immagini da satellite mostrano chiaramente che sono due le zone in cui i cumuli si stanno sviluppando maggiormente, a nord e a sud della I-20. Mentre la percorriamo verso ovest scegliamo di portarci sulle celle settentrionali quelle leggermente a nord dell’Interstate.
Appena lasciamo l’autostrada e ci infiliamo in una strada asfaltata che attraversa il paesino di Coahoma, capiamo che, nonostante il vento da est nei bassi strati non sia poi così forte, si parla di soli 10 nodi, questo comunque contribuisce molto a fornire una buona elicità alla nuvole (la tendenza dell’aria ad assumere un moto rotatorio). Infatti guardano fuori dai finestrini apprezziamo la rotazione in alcuni dei cumuli che costeggiano la strada e sotto quei più imponenti si formano dei gustnado (dei vortici di polvere sollevati dalle raffiche di vento discendente quando queste impattano sul terreno).
Quando arriviamo nei pressi del nostro target, scendiamo dai VAN ed iniziamo le riprese e gli scatti fotografici. Luigino il nostro fotografo al seguito è felicissimo, scorgiamo nei suoi occhi la felicità mentre corre a destra e a manca per inquadrarci con sfondi di nuvole e paesaggi. Tra le prime cose che vediamo sono i famosi arbusti a forma di palla che corrono sospinti dal vento, un paio finiscono contro i nostri VAN… poi poco più in là, verso sud, ecco il primo landspout. Si tratta di un vortice non mesociclonico (ossia che non scende come un vero e proprio tornado dalla base di un cumulonembo rotante) di polvere e terra dalle dimensioni piuttosto importanti, non è condensato fino alla base della nuvola ma il funnel che scende dalla base è piuttosto pronunciato. Ci fa subito sussultare… cavolo sembra proprio che si stia formando un tornado davanti ai nostri occhi.
Ma i dati radar non mostrano ancora la forma tipica ad uncino che ci si deve aspettare in tutte le supercelle tornadiche in piena regola.
La cella, nel suo movimento verso est, si sta avvicinando alla nostra posizione quindi decidiamo di portarci anche noi verso oriente lungo la strada che collega Big Spring a Snyder. La luce che illumina la scena da dietro a tratti è accecante e fa risaltare il bianco brillante dell’updraft (la principale colonna di nubi in risalita) e le bande di pioggia e di grandine alla nostra sinistra. Non possiamo procedere in questa direzione perché impatteremo sulla parte di precipitazioni più intensa e poi ci troveremo irrimediabilmente a nord della cella in posizione errata. Non ci rimane altro che tornare indietro, ritornare sui nostri passi e riportarci in direzione dell’Interstate I-20 che corre parallela alla direzione della cella ma in posizione più meridionale quindi perfetta per la visione della stessa.
Mentre cerchiamo di riportarci a sud ad un tratto cadono dal cielo radi chicchi di grandine che però capiamo subito non essere i soliti chicchi di 1-2 cm, ma qualcosa di più. I tonfi secchi che provocano sul cofano e sulla carrozzeria dei VAN sono un dolce suono per le nostre orecchie, l’adrenalina sale, il tutto dura poche decine di secondi, poi il rumore si fa sempre più assordante segno che la grandine si è fatta molto più fitta e in maniera inversamente proporzionale la dimensione dei chicchi è calata molto. Adesso siamo sotto delle vere e proprie raffiche di mitragliatice, per sentirci dobbiamo quasi gridare, ma sappiamo bene che la situazione è tranquilla; magari la prima volta ti spaventi più per il rumore che per altro, poi quando capisci che i chicchi non sono grandi sufficienti per creare problemi, allora ti abitui e non ci fai più caso, ma per i nuovi arrivati e sempre una bella emozione !
Le immagini radar adesso hanno assunto un aspetto molto più interessante, c’è un accenno di uncino, la supercella mostra una rotazione molto più definita. Noi siamo vicini, proprio dietro all’uncino, in posizione leggermente arretrata ma ottima… prima di raggiungere l’Interstate decidiamo di provare ad imboccare una strada parallela all’autostrada ma che ci porta direttamente sotto la cella, in una posizione che sarebbe perfetta. La strada dapprima è asfaltata, poi dopo poche miglia diventa sterrata; ormai non possiamo tornare indietro perderemmo l’attimo fuggente e così decidiamo di procedere con prudenza sullo sterrato.
I VAN creano enormi schizzi di fango quando passiamo sulle pozzanghere che a tratti compaiono sulla carreggiata. Abbiamo davanti a noi la cella, siamo vicini, la posizione è buona… la tensione aumenta, le comunicazioni via radio si susseguono, Michela alla guida del VAN ha gli occhi incollati sull’ampia striscia di terra rossa che scorre sotto le possenti ruote dei nostri mezzi, poi ad un tratto, improvvisamente, eccolo… appare quasi in punta di piedi, sulla nostra destra, è un tubo bianco condensato fino al suolo, non è ampio, forse qualche metro, siamo vicini, ma non apprezziamo un grande vento, il tornado si mostra in tutta la sua bellezza per una decina, quindicina di secondi, non c’è neanche il tempo di scendere dai VAN, solo i più pronti riescono ad imbracciare le fotocamere e a fare qualche scatto, poi con la stessa leggerezza con la quale è comparso, l’elephant trunk (la proboscide di elefante così lo chiamiamo noi questo tipo di tornado) scompare alla nostra vista, sono le cinque del pomeriggio. Dopo il landspout questo è il secondo vortice della giornata, la felicità è alle stelle.
In breve ci portiamo nuovamente sulla I-20 per cercare di rimanere sulle tracce della nostra cella. Purtroppo però per rifornire i serbatoi ed espletare i bisogni fisiologici perdiamo tempo prezioso e poi siamo costretti ad inseguire. La cella è sfilata sotto la Intestate, non ci rimare altro che attraversarla sulla parte meno intensa, sul lato settentrionale. Non ci sono grandi opzioni di strade, conviene stare sulla I-20, altri cacciatori tentano di aggirarla da sud, ma poi ne perderanno le tracce definitivamente. Un altro gruppo di cacciatori che ha visto lo stesso nostro tornado, in posizione molto più avanzata della nostra finisce con l’impattare contro il nucleo di grandine, poi si fermano nei pressi della città di Abilene, chissà… forse con qualche conseguenza in più ai parabrezza… la nostra scelta alla fine si dimostra la migliore… anche se ci costringe ad un lungo periodo sotto una pioggia battente, a tratti fittissima… Michela alla guida non fa una piega e guida imperterrita tutto la carovana… lei è abituata alle emozioni della moto ed oggi si sente veramente a suo agio in una guida che richiede qualcosa in più !
A tratti compaiono sui campi ai lati dell’autostrada sottili banchi di nebbia, è la nebbia della grandine, infatti si vedono ancora i chicchi ammassati ai bordi delle carreggiate. La grandine sciogliendosi raffredda l’acqua presente al suolo che di conseguenza raffredda anche il terreno e i primissimi strati d’aria che non può far altro che condensare creando questa nebbiolina dallo spessore di qualche decina di centimetri.
Quando superiamo Abilene abbiamo recuperato abbastanza terreno sulla cella che però spostandosi nella nostra stessa direzione (verso est) non ci lascia molto margine. Lentamente usciamo dai nuclei di pioggia più intensa e la vista si schiarisce lasciandoci ancora una volta senza fiato quando ne usciamo completamente ad est. A Putnam decidiamo di abbandonare la I-20 per provare l’unica manovra che si può fare: cercare di portarsi sul lato davanti della cella e a sud della stessa, in modo tale da avere la migliore visione su tutte le nubi avanzanti e soprattutto senza le precipitazioni. Riusciamo nell’intento e da qui in poi è un susseguirsi di soste per scattare foto incredibili con una luce che si fa sempre più radente e un paesaggio che diventa mano a mano che ci allontaniamo dal traffico della I-20 sempre più bucolico. Quando scendiamo per immortalare le nubi dai mille colori sembra che il paesaggio sia lì apposta per noi: le mucche, i cavalli, il verde dei prati e le staccionate di color rosso mattone, qualche fiore giallo… un fotografo e un amante della natura non può chiedere di più.
Le nubi sono meravigliose, siamo al cospetto di una supercella HP (high precipitation) ancora sotto tornado warning; a tratti intravediamo la rotazione del mesociclone… siamo gli unici cacciatori in questa posizione, gli altri sono rimasti tutti intrappolati o troppo indietro. Un’altra piccola soddisfazione in questa indimenticabile giornata di caccia. Cos’altro possiamo chiedere? Ovviamente la natura ci ricompensa anche con una buona dose di lampi. Dopo aver prenotato per la notte a Stephensville poco più a nord-est della nostra ultima posizione, c’è ancora tempo per fermarci in una strada laterale ad immortalare i fulmini lontani… poi tutti in un Chilly’s, uno sport-bar che rifocilla con delle ottime bistecche texane.
Ancora una giornata vissuta alla grande, 800 chilometri di emozioni vere, di quelle che solo in questi remoti angoli d’America e in giornate come queste ti possono capitare. Ora, c’è la calma dopo la tempesta, da domani ci attende il “death ridge”, un promontorio di alta pressione che posizionandosi sulla parte occidentale del continente bloccherà l’ingresso delle perturbazioni per alcuni giorni. Un po’ di riposo non guasta, queste giornate ti regalo dei grandi momenti, ma poi vanno meditate, assorbite, per trasformare un’immagine in un ricordo indelebile.
Gabriele
4 commenti:
WOW che giornatone ricco di emozioni!
La Miki alla guida è una bomba!!! Vai Miki!!
Anche io ti mando un bacino.
Saluti da Copenhagen dove splende il sole a stecca, per fortuna!!
Buona caccia a tutti
Beh, che dire? Bellissimo reportage, bellissime fotografie, si avverte tutta la passione, che poi è anche la mia, che avete nel raccontare una magnifica giornata di caccia...
Spero che il vostro tour vi porti ad osservare ancora qualche torbado prima della fine dell'avventura 2008...
In compenso, qui in Italia, siamo in attesa di un forte peggioramento del tempo con apice Domenica e con replica martedi.
Prevedono un abbassamento delle temperature di 10 gradi ed oltre sulle massime. Tornado magari no, ma violenti temporali sicuramente si. Ed a volte i forti temporali sulla pianura padana riservano qualche sorpresa!!
Buona caccia , amici!!
STREPITOSO!!
Mitici ragazzi!! Anche questa volta il target è stato azzeccato!! Complimenti!Ed ora godetevi il meritato riposo!! AleFoligno
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